Mondoverde - Ne esistono anche di quelli più rosseggianti che profumano d’ananas
Sono ben quarantaquattro le specie del genere Actinidia, conosciuti più comunemente con il nome di kiwi.
Vengono da lontano, vale a dire dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone e Corea) e poi su fin dalle più remote valli della Siberia. Come sono arrivati, dunque, a sostituire i pergolati di vigna sopra i nostri tavoli di sasso? La loro diffusione, la si deve alle coltivazioni estensive presenti in Nuova Zelanda fino dai primi decenni del 1900.
Dall’Oceania, oltre al frutto è stato esportato anche il nomignolo kiwi, che si riferisce al piccolo uccello indigeno (Apteryx), simbolo nazionale per l’appunto della Nuova Zelanda. Di fatto il frutto ha una certa somiglianza con la sagoma di questo volatile che è più o meno ovale; per non parlare del fatto che è privo di coda e di piume, per cui l’aspetto ispido e marroncino dei suoi peli più che penne, ricorda davvero tanto i saporiti frutti.
Il più classico rappresentante di questo genere è senz’altro Actinidia deliciosa, un arbusto rampicante con rami lunghi fino a dieci metri.
Si tratta generalmente di piante dioiche, ovvero di piante che variano in maschili e femminili, per cui è necessario coltivarle entrambe per poter ottenere i gustosi frutti verdognoli.
Solitamente il rapporto è di una pianta maschile e sette-dieci piante femminili.
Tra le varietà più commercializzate e apprezzate sicuramente troviamo «Hayward», la cultivar femminile più coltivata in tutto il mondo e il cui nome le è stato dato in onore di un vivaista selezionatore; assieme si trova di norma un «Matua», il maschio impollinatore.
Fortunatamente, chi per mancanza di spazio non può coltivare molte piante può scegliere solo tra alcune varietà auto fertili, come «Jenny», che riescono a fruttificare autonomamente.
Se i frutti del kiwi classico li conosciamo tutti, non così comuni sono quelli di Actinidia arguta, che si mostrano molto più piccoli, senza la classica peluria, solitamente verdi e molto dolci. Si tratta anche in questo caso di piante che producono liane fino a otto metri di lunghezza, con piccoli grappoli colmi di frutti, mangiabili direttamente con la loro buccia.
Tra le molte varietà di Actinidia arguta troviamo «Bingo» che vira sul rosso con un gusto tra il kiwi e l’ananas, «Jumbo» con frutti lunghi fino a cinque centimetri e «Issai» una varietà auto impollinante, molto rustica e produttiva.
Actinidia kolomikta è invece conosciuta per via delle sue foglie decorative e viene utilizzata come arbusto caduco rampicante.
Le foglie sono verdi con punte bianche e rosa acceso, come nel caso di A. kolomikta «Adam» con foglie che spuntano a marzo color bianco verde ma che dal mese di giugno fino a ottobre si modificano diventando verdi e rosa, mentre in maggio, come per tutti i kiwi, sbocciano i delicati fiori bianchi.
Le actinidie, di qualsiasi specie, si coltivano al sole o a mezz’ombra vicino a muri con fili zincati per ancorarli o accanto a pergolati. Il terreno ideale è argilloso, non amano quelli troppo calcarei e non drenati, e per evitare macchie clorotiche sulle foglie è bene interrare un po’ di torba per acidificare leggermente il suolo.
Le nuove piantine si mettono a dimora tra novembre e la fine di marzo e dopo i primi 2-3 anni è necessario intervenire con una potatura: nei mesi freddi, quando le piante di kiwi sono a riposo e non vi è linfa in circolo, si tagliano corti i rami femminili che hanno fruttificato insieme a quelli esili o malformati.
Una tecnica colturale prevede una potatura diversa per gli esemplari maschili: andrebbero solo leggermente spuntati in inverno, mentre la vera potatura forte va eseguita in estate dopo la fioritura.