Sport – Il turismo sportivo quale molla per far crescere le cifre dei pernottamenti
«Ticino terra d’artisti» era il titolo di un manifesto del 1984, che sovrapponeva la Casa rotonda di Stabio, progettata dall’architetto Mario Botta, a un affresco quattrocentesco della Chiesa di Santo Stefano di Miglieglia. Parafrasandone lo slogan, gli organizzatori dei Campionati Mondiali di ciclismo del 2009 a Mendrisio, promossero l’evento all’insegna del «Ticino terra di ciclismo».
Ci si avvia verso il decimo anniversario della manifestazione iridata, ma della sua forza propositiva, figlia di altri tre Mondiali (Lugano 1953, Mendrisio 1971, Lugano 1996) sembra essere rimasto ben poco. Di corridori ticinesi, nel circuito World Tour, non ce ne sono più, da quando Rubens Bertogliati ha messo piede a terra, al termine della stagione 2012. Le corse ciclistiche, sulle nostre strade, sono un lontano ricordo. Del ricco calendario di una ventina di anni fa è rimasto ben poco. In ambito professionistico regge, stringendo i denti, e non solo, il Gran Premio Città di Lugano. A livello giovanile qualche frutto lo produce il Kids Tour, un circuito per i ragazzini al debutto, che prevede corse su BMX, Mountain Bike e strada. Eccellente idea, tuttavia, al passo successivo, i giovani si trovano confrontati con una realtà urbana che scoppia: strade intasate, scarsità di piste ciclabili sicure, manifestazioni di intolleranza crescente, che sovente si limitano all’invettiva o a dure prese di posizione sui social media, anche da parte di personaggi pubblici, come il granconsigliere Alessandro Cedraschi, membro della Commissione Sport del Parlamento cantonale.
Altre volte la scarsa capacità di condivisione delle strade porta persino allo sbrigativo, magari violento, regolamento di conti. Qualcuno, semplificando potrebbe dire: datevi alla MTB, pedalate nei boschi, attenti però a non infastidire gli escursionisti. Il Velo Club Tamaro ci ha pensato e, sotto la sapiente guida di Daniele Zucconi, sta formando una generazione di ottimi bikers di livello nazionale e pure internazionale, come Filippo Colombo. Bravi. Non c’è dubbio. Ma ciò non risolve il problema di chi vorrebbe allenarsi per diventare un corridore-stradista, chi desidera andare a passeggio per villaggi a cavallo di una city bike, e chi prova a decongestionare il traffico a motore, andando al lavoro, o a scuola, in bicicletta.
Ci vorrebbe un nuovo slogan: «Più bici, meno SUV». È di alcuni giorni fa la notizia secondo la quale, la scorsa primavera, 3000 bambini e adolescenti hanno aderito all’azione «Bike2school» (A scuola in bici). Secondo Pro Velo, associazione svizzera che promuove e sostiene la mobilità lenta, si è trattato di una cifra record.
Il nostro cantone emerge per il suo preoccupante 63%, la percentuale di bambini che più o meno regolarmente vengono accompagnati a scuola dai cosiddetti «genitori-taxi». Un’enormità, se confrontiamo il dato con l’11% della Svizzera Tedesca.
Pochi giorni dopo, i media hanno dato risalto a un’altra cifra che ha fatto fremere l’opinione pubblica ticinese. Di fronte a un incoraggiante aumento generalizzato dei pernottamenti, il Ticino brilla per il preoccupante –6,9%, relativo al primo semestre dell’anno in corso. Vuoi vedere che in questo trend negativo un ruolo non lo giochi anche il turismo sportivo?
Viviamo in un paese meraviglioso! Quando siamo in montagna, a piedi, o in sella a una MTB, un caro amico è solito ripetere: «Gianca, a vivum in un Paradis». Come dargli torto? E allora perché non cercare di promuoverlo ancora meglio di quanto già non si faccia? I turisti ricchi, che danno fiato agli alberghi a 5 stelle, ai Resort prestigiosi, alle lussuose Senioren Residenz, sono, ben inteso, indispensabili, tuttavia non sono loro che fanno lievitare le cifre dei pernottamenti. Le strutture a 2-3 stelle, le pensioni, i B&B, i campeggi, gli ostelli della gioventù, gli appartamenti e le case per famiglie e gruppi, sono la forza trainante del nostro turismo. Perché quindi non immaginare un Ticino in cui il turista che scenda da nord, o salga da sud, in bicicletta, trovi soluzioni logistiche adeguate, una rete attraente di piste ciclabili, percorsi per MTB alla portata di tutte le età e di tutte le condizioni di forma? Dirlo è facile. Realizzarlo, lo è un po’ meno. Credo tuttavia che sia giusto insistere là dove qualcosa è già stato intrapreso, senza gettare la croce su chi gestisce le sorti del turismo cantonale e regionale, ma suddividendoci tutti noi le responsabilità: i politici, stanziando i crediti e soprattutto facendo in modo che vengano impiegati bene e celermente; gli albergatori, gli esercenti e il personale del settore, scrivendo sullo specchio del proprio bagno che «un sorriso al giorno vale tanto quanto un buon piatto di polenta e brasato»; noi utenti locali, sforzandoci sempre più di utilizzare gambe e bici al posto di auto o moto; chi gestisce i trasporti pubblici, rendendoli concorrenziali.
Forse, così facendo, riusciremo a promuovere l’idea di un turismo sportivo vincente, non solo quello d’élite che si consuma entro il perimetro del meraviglioso Centro Sportivo Nazionale di Tenero, ma anche e soprattutto quello che potrebbe invitare un numero sempre crescente di persone a venire da noi, magari richiamate da un pacchetto «treno-acqua-bici-MTB». Perché non in agosto? In fondo, approfittando della chiusura di cantieri e di parte delle industrie potremmo vivere e far vivere momenti di svago in condizioni un po’ più serene e più sicure.