La scienza della vita

by Claudia

Il caffè delle mamme – Ai genitori preoccupati per i limiti della didattica a distanza il professore di Storia della Pedagogia Vittoriano Caporale spiega come la lezione del coronavirus valga molto di più di qualche nozione scolastica persa

«Care mamme, cari papà, cari insegnanti, cari amici, sto sentendo molti di voi che si stanno lamentando e preoccupando perché i figli non svolgono i compiti assegnati e non studiano». A Il Caffè delle mamme, che nelle ultime settimane si svolge via whattsapp, arrivano sulla chat della classe le riflessioni di Vittoriano Caporale, già ordinario di Storia della pedagogia all’Università di Bari. Chi di noi si sta disperando dopo ore e ore trascorse a connettersi a Moodle, scaricare Teams per le video lezioni, capire come funziona il pacchetto Office365, ebbene adesso sappia che può tranquillizzarsi. Lo stesso vale se ci sono documenti da stampare ma manca la stampante e perfino se il fanciullo non si impegna abbastanza nei compiti: «Vi dico con tutto il cuore e con la scienza pedagogica e l’esperienza didattica acquistata in 50 anni all’università: NON IMPORTA!». La lezione del Coronavirus va ben al di là di ciò che i nostri figli possono imparare a scuola. Caporale fa un elenco in sette punti che dobbiamo tutti tenere presente per aiutare bambini e adolescenti a trarre da questa orrenda situazione un insegnamento di vita. Noi ne aggiungiamo un ottavo.
Uno: «I nostri figli stanno imparando ad affrontare le difficoltà impreviste, a rinunciare alla libertà dei movimenti e delle relazioni amicali per il bene comune». Francesca Maisano, psicoterapeuta dell’età evolutiva dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, spiega ad «Azione»: «Se accompagnati dai genitori, i bambini possono imparare a capire l’importanza del bene collettivo e non individuale. Nati in una società prettamente narcisistica e individualista, li dobbiamo aiutare a comprendere quanto sia importante il rispetto delle regole. La condivisione, insieme alla cura e al senso di responsabilità, sono le condizioni essenziali per fronteggiare il presente».
Due: «I nostri figli stanno imparando a capire che la salute è un bene da salvaguardare anche se comporta tante rinunce e il ridimensionamento delle abitudini quotidiane». Per Maisano è importante spiegare ai bambini che non tutto può essere governato e gestito come ci piacerebbe. Il nostro sforzo, per alleviare il loro stato d’animo, può essere quello di interpretare insieme la realtà: «Questo è un passaggio importante per mitigare e gestire l’angoscia senza la quale sarà più facile gestire il flusso dei pensieri non più carico di paure, ponendosi di fronte a una gestione più tollerabile del tempo, dello spazio, del vuoto e dell’assenza fisica».
Tre: «I nostri figli stanno imparando il valore dell’attesa e della speranza». «Bisogna saper attendere senza il bisogno di gestire e controllare tutto – sottolinea ancora Maisano –. Essere cauti senza cedere subito all’azione e all’impazienza di trovare soluzioni che mettono in ognuno di noi più ansia e più negatività».
A Il Caffè delle mamme ben sappiamo com’è difficile chiedere ai bambini e agli adolescenti di fermarsi e di rinunciare a (quasi) tutte le loro abitudini: il bene comune, la salute collettiva, l’attesa non sono concetti che hanno ancora bene elaborato (e che persino alcuni adulti non elaborano in una vita intera). Il pedagogista Giovanni Modugno la chiamava scienza della vita: e se la imparano, forse, vale di più di qualche nozione scolastica che loro malgrado in questo momento stanno perdendo.
Quattro: «I nostri figli stanno apprezzando tutto quello che ogni casa offre: libri, giocattoli, TV, cani, gatti, uccellini e altri animali e cose». L’organizzazione e la gestione del tempo in famiglia – per i più fortunati – può diventare una scoperta di quello che prima era dato per scontato e non apprezzato fino in fondo: «Va compreso il valore delle cose semplici – ribadisce Maisano –. Anche i bambini possono ricercare e scoprire alcuni momenti per sé e pensare alle relazioni importanti da portare avanti».
Cinque: «I nostri figli stanno imparando a pregare, a capire che l’umanità è un’unica grande famiglia che soffre e che spera, al di là dei confini geografici».«La sfida è riuscire a trovare nei momenti difficili, terribili e spiacevoli come quelli che stiamo attraversando, quello che lo è meno e farlo durare. Riconoscere l’altro porta a riconoscere se stessi», commenta la psicoterapeuta. Ascoltare insieme ai bambini le parole di Papa Francesco durante lo straordinario momento di preghiera in Piazza San Pietro a Pasqua può fare bene al cuore indipendentemente dall’essere o meno credenti: «Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti” (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».
Sei: «I nostri figli stanno imparando l’importanza della solidarietà che può essere rafforzata con il sorriso, con la parola affettuosa, col ricordo». Perché non servono grandi cose, basta guardarsi intorno tra gli affetti, come per esempio i genitori, i fratelli, gli amici, gli amori. E ritrovare dialoghi e momenti di condivisione. Anche se da lontano.
Sette: «I nostri figli stanno sperimentando che i cellulari, i tablet e le altre tecnologie fanno sentire meno soli, a comunicare con gli amici vicini e lontani, a esprimere i nostri sentimenti e a volerci più bene». Per Maisano è bello vedere le videochiamate di bambini che mostrano la stanza, i giochi, i disegni. Mostrano angoli delle loro case come momenti per loro di esplorazione di sé stessi insieme agli amici lontani. «Un modo di comunicare che indica loro come il virtuale può essere utile e prezioso se unisce e non ferisce!».
Su quello che possono imparare in questo contesto – più di ogni altra cosa forse – a Il Caffè delle mamme ci viene in mente la poesia a «Se» (If in inglese) di Rudyard Kipling scritta nel 1895: «Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto dando valore a ognuno dei sessanta secondi, tua è la Terra e tutto ciò che contiene, e – cosa più importante – sarai un Uomo, figlio mio!».