Socialità – Anche durante l’emergenza covid-19 l’attività del 143, il Telefono Amico, si dimostra importante. E in questi giorni sono nate tante iniziative di aiuto e ascolto via telefono
Il telefono. Mai finiremo di ringraziare il britannico Alexander Graham Bell, colui che nel 1876 depositò il brevetto di un’invenzione invero a lungo contesa tra più scienziati. Sono trascorsi quasi 150 anni da allora e il geniale dispositivo di comunicazione vocale rimane a tutt’oggi uno strumento intramontabile e irrinunciabile. E in tempi di coronavirus – lo stiamo imparando – nulla di meglio del celebre dispositivo può avvicinare le nostre distanze forzate.Ma a volte una telefonata è molto di più e un numero telefonico può fare la differenza. È il caso del 143, attivo in ogni giorno dell’anno, 24 ore su 24 e, soprattutto, garantisce l’anonimato a chi lo compone (e a chi risponde), cosicché è possibile parlare di sé e di tutto: ansie, angosce, solitudine, problemi di relazione, amore, lavoro, salute. O semplicemente per condividere un’emozione. Parliamo di Telefono Amico Ticino e Grigioni Italiano, un servizio che l’anno prossimo raggiungerà il suo cinquantesimo anniversario e che durante l’emergenza sanitaria, alla quale siamo confrontati da settimane, si conferma un valido aiuto: chi ricerca conforto può appellarsi a uno dei suoi 47 volontari, specie in un tempo che sta ponendo a dura prova l’umanità intera.
I dati lo indicano chiaramente: dallo scorso marzo, all’affacciarsi del coronavirus, il covid-19 è stato tra le principali preoccupazioni sottoposte al servizio telefonico. Il mese di marzo l’ansia legata al virus è stata manifestata ai volontari di Telefono Amico da 216 persone, per complessive 382 chiamate – significa che buona parte di loro ha interpellato più volte il servizio. Si tratta di un numero rilevante se rapportato al totale delle 1046 chiamate registrate lo scorso mese. Telefono Amico è anonimo, tuttavia in via eccezionale la Confederazione, a fini statistici, ha chiesto a Telefono Amico Svizzera e alle sue 12 sedi nazionali di monitorare chi nomina il termine coronavirus nei colloqui. Per questo è stato possibile tracciare questo significativo resoconto. Spiega Claudia Cattaneo, 54 anni, responsabile delle pubbliche relazioni di Telefono Amico e con alle spalle diversi anni come volontaria: «Possiamo distinguere due tipi di telefonate attinenti al virus: chi chiama per esprimere la propria paura di ammalarsi – è il caso di anziani tra i 65 e i 70 anni; chi invece – parliamo di persone sopra i 70 anni – si rivolge a noi per manifestare problemi di natura prettamente pratica per evitare contagi, dall’impossibilità di andare in posta a come riuscire a mantenere le distanze in ascensore, in lavanderia, ad altri problemi di gestione della quotidianità».
Uno dei motti di Telefono Amico recita, «Un colloquio spesso aiuta». Quanto il vostro servizio si mostra dunque un sostegno valido? «Un colloquio, che noi definiamo colloquio di aiuto, dovrebbe – non sempre vi si riesce – consentire a risolvere il proprio problema. Per raggiungere questo obiettivo, intanto, il volontario non deve essere giudicante né impartire consigli, perché ognuno di fronte a un ostacolo agisce diversamente e dunque non esiste una sola soluzione, infatti quella che potrei consigliare io non necessariamente si rivelerebbe utile al mio ascoltatore. Utile, invece, è esporre e proporre un ventaglio di mezzi con cui sia possibile venire a capo del problema. Ed è quanto ci prefiggiamo di raggiungere. Un passaggio che deve avvenire passo a passo con l’interlocutore, così da riportarlo alla sua soluzione, un modo che contribuisce a ridurre l’ansia. Non è comunque semplice parlare di se stessi, superare la difficoltà di comporre il 143 per richiedere aiuto e riconoscere di avere una difficoltà, sapersi mettere in discussione».
Chi compone il 143 affronta in ogni caso una condizione che può concernere tutti: la solitudine. «Sì, il cappello universale delle chiamate è la solitudine, che non significa per forza l’abitare da soli: si può provare questo sentimento magari anche solo per un periodo della propria vita, pur avendo una famiglia numerosa e un’ampia rete sociale. I nostri appellanti più comuni sono sicuramente confrontati con la solitudine e la maggior parte chiama frequentemente Telefono Amico. Un altro bacino oggetto delle chiamate riguarda le relazioni umane, dalle difficoltà nelle relazioni di coppia alle relazioni interrotte o mancate, ostacolate, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, che sono motivo di sofferenza».Telefono Amico ha inaugurato anche una chat, in alternativa alla conversazione. Con quale esito? «È un servizio sempre più frequentato, disponibile tuttavia non 24 ore su 24, ma secondo un preciso calendario indicato nel nostro sito web (www.143.ch/Ticino). Anche la chat garantisce l’anonimato: per accedervi basta cliccare sul sito e si viene direttamente collegati alla conversazione scritta, la cui traccia, al termine, viene cancellata. La chat è frequentata soprattutto dalle fasce più giovani, gli under 40-45».
Grandi qualità nell’ascolto. Turni di quattro ore l’uno, di otto ore la notte. Servizio no-profit. Una cinquantina di volontari. Tre sedi dislocate nei principali capoluoghi del Cantone. Qual è il consuntivo di Telefono Amico a quasi mezzo secolo dalla sua inaugurazione? «Il bilancio è positivo. Abbiamo raggiunto una buona stabilità, anche in termini di numero di volontari. E se ci apprestiamo a raggiungere i 50 anni di attività significa che Telefono Amico non è invecchiato, che la parola è qualcosa di molto attuale. Malgrado l’esplosione delle nuove tecnologie la gente ha ancora bisogno di parlare al telefono. Dalla voce e dall’ascolto si imparano a capire tante cose. Per il prossimo anno, per il nostro traguardo, abbiamo organizzato cinque eventi culturali gratuiti offerti da Telefono Amico che si svolgeranno nelle quattro regioni cantonali e nel Grigioni italiano».
Ma se Telefono Amico si conferma unico nel suo genere, perché accessibile ogni giorno dell’anno e in grado di garantire l’assoluto anonimato ai suoi utenti, offrendo a chi parla di poter godere della massima libertà, altri enti in questo periodo di emergenza sanitaria, in particolare i Comuni, hanno lanciato un ponte di solidarietà, soprattutto a favore delle fasce più deboli della popolazione, puntando sull’antico e insostituibile dispositivo di telecomunicazione: il telefono. Hotline sono state aperte dalle principali città del Cantone (Lugano, nel solo mese di marzo, ha totalizzato 1300 chiamate sulla sua linea verde di ascolto 0800 690000 gestita dalla Divisione socialità per orientare la cittadinanza sui problemi pratici e sui servizi, ma anche per poter scambiare due chiacchiere e colmare la solitudine). Numerose, poi, le cancellerie comunali, da Chiasso a Airolo, raggiungibili telefonicamente e a disposizione per ascoltare gli abitanti in difficoltà e per sostegni pratici, quali la spesa e i farmaci a domicilio. Indispensabile l’operato di volontari e operatori sociali.
La solidarietà si è fatta largo dal pubblico al privato, alle numerose associazioni – da Pro Senectute a Caritas, all’Associazione ticinese della terza età, la quale ha dato vita a «Titelefono» disponibile nei giorni feriali allo 0800 002900. Inoltre, per chi necessita di sostegno psicologico, è attiva la Hotline 0800 144144 aperta dall’Associazione ticinese psicologi e dalla Società ticinese di psichiatria e psicoterapia. Insomma, anche nel ventunesimo secolo una semplice telefonata può con meraviglia salvare dall’isolamento.