Elezioni politiche – Favoriti nei sondaggi i socialisti del premier Sánchez, ma il vero protagonista della campagna elettorale è stato il nuovo partito ultranazionalista Vox. La sua irruzione ha spostato l’intero asse politico verso destra
Pluralismo federalista o ritorno al vecchio centralismo autoritario. Domenica prossima trentasette milioni di elettori sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento in una votazione che definirà anche il tipo di Paese che gli spagnoli vogliono per il loro futuro. I leader dei cinque maggiori partiti sono stati protagonisti di una feroce campagna elettorale che culminerà proprio lunedì sera, considerato fondamentale nel rush finale della contesa, dato che vi è ancora un 40% di indecisi. Qualunque sia il risultato delle urne, sarà comunque necessaria la formazione di un governo di coalizione, visto che nessun partito raggiungerà la maggioranza assoluta. La cosa è inedita per la Spagna, abituata a 40 anni di governi monocolore in alternanza tra socialisti e popolari, e avvezza ad avere un chiaro vincitore. Questa volta non sarà così ed è anche possibile che ci voglia un lungo tempo di negoziati tra i partiti prima di formare il nuovo esecutivo.
Gli schieramenti partitici sono netti e contrapposti dal punto di vista ideologico. Da un lato vi è la cosiddetta «Destra tripartita» (composta da Partito popolare, Ciudadanos e dall’emergente partito populista Vox) che sta governando dal dicembre scorso in Andalusia e che punta sui valori del patriottismo, del centralismo amministrativo e dell’intransigenza contro gli indipendentisti catalani. Dall’altro vi è il fronte progressista (composto dai socialisti e dalla sinistra massimalista di Podemos) che è leggermente più aperto e disponibile al dialogo nei confronti della Catalogna e che ha una visione plurinazionale dello Stato. Il Psoe del premier Sánchez è indicato come favorito nei sondaggi (stimato attorno al 29%).
Questo fatto ha condizionato la campagna elettorale del primo ministro, che ha cercato soprattutto di mantenere il vantaggio attribuitogli dagli istituti demoscopici. Sánchez ha cercato di focalizzare l’attenzione sull’agenda sociale approvata dal suo governo come ad esempio l’aumento del salario minimo, la rivalutazione delle pensioni e i quattro mesi per il congedo di paternità. Il partito socialista dovrebbe beneficiare inoltre di una legge elettorale sui generis (risalente al lontano 1977) che premia nella ripartizione dei seggi il partito che arriva primo nelle province più piccole del Paese.
Questo meccanismo in passato favoriva i popolari ma, dato che adesso la destra si presenta divisa in tre partiti, l’apparizione di Vox sullo scenario politico toglie voti al Pp e il partito ultranazionalista potrebbe paradossalmente fare un grande favore a Sánchez. La crescita del Psoe nelle intenzioni di voto (nel 2016 aveva toccato il suo minimo storico al 22%) è dovuta anche alla crisi che sta vivendo la sinistra radicale di Podemos e che starebbe producendo uno spostamento di voti verso i socialisti. Il partito di Pablo Iglesias è in caduta libera nei sondaggi (11%) a seguito della faida interna alla direzione del suo partito, diviso tra correnti e guerre fratricide. Inoltre Iglesias ha perso credibilità nel suo elettorato a seguito di scelte che hanno a che fare con la sua sfera privata, come quella di aver acquistato una villa con piscina fuori Madrid. Agli occhi di buona parte dei suoi votanti, il leader di Podemos è diventato «casta», proprio quella categoria di politici che il movimento nato come anti-sistema si prefiggeva di combattere.
Dall’altro lato dello spettro politico vi sono le cosiddette «Tre destre». I conservatori del Pp, i liberali di Ciudadanos e i neofranchisti di Vox sono coloro che, con manifestazioni di piazza contro Sánchez, hanno preparato il terreno alla caduta del governo socialista. Il Partito popolare, guidato dall’estate scorsa dal 38enne Pablo Casado, sembra essere il partito più in difficoltà nel nuovo composito scenario politico (è stimato attorno al 20%, non sarebbe più il primo partito del Paese e perderebbe addirittura circa 50 seggi). Pressato dall’incalzante Vox, Casado ha cercato di spostare sempre più a destra la sua proposta politica, facendo dell’aggressività contro Sánchez e del recupero delle tradizioni culturali spagnole più ataviche il centro della sua campagna (si pensi ad esempio che ha candidato vari toreri nelle sue liste). Vistosi in ambasce, ha richiamato nell’agone politico persino l’ex premier José María Aznar, di cui Casado è considerato il delfino. Aznar è stato mandato a fare campagna soprattutto nella cosiddetta «Spagna vuota», un territorio rurale che si è spopolato nel corso dei decenni, ma che risulterà decisivo ai fini della battaglia elettorale.
In queste circoscrizioni provinciali, una volta riserva di voti del PP, si vincerà per poche schede e il principale rivale dei conservatori sarà proprio il partito di estrema destra Vox. Il partito populista e anti-immigrati di Santiago Abascal è la vera novità nonché la mina vagante di queste elezioni. Facendo leva sui valori del patriottismo spagnolo, dell’anti-catalanismo e dichiaratamente anti-femminista, Vox (dato al 12%) starebbe ottenendo molto successo proprio in quella parte di Spagna che si sente esclusa e abbandonata. Infine vi è Ciudadanos (stimato al 14%), un partito liberale che si è spostato dal centro sempre più verso destra e favorevole anch’esso alla mano dura contro i secessionisti catalani.
Il tema catalano è stato ancora una volta quello che ha suscitato le maggiori passioni e divisioni tra la gente. Il voto dei partiti secessionisti e dei nazionalisti baschi in Parlamento (assieme apportano una trentina di seggi sui 350 totali delle Cortes) è già stato decisivo per sancire la fine degli ultimi governi, sia quello di Rajoy che di Sánchez. Potrebbero essere determinanti anche questa volta per una possibile riedizione di un governo socialista. Nel caso in cui vincessero invece le «Tre destre», la Catalogna sarebbe commissariata immediatamente e dovrebbe dire addio per sempre a qualsiasi tipo di aspirazione autonomista.