L’arte nella natura toscana

by Claudia

Reportage - Nella quiete delle colline toscane, alla scoperta di Villa della Petraia, sulle orme dei Medici, grandi mecenati fiorentini

Pochi minuti a piedi separano la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella dal centro storico di Firenze. Solitamente ci si ferma lì perché è tutto uno splendido «museo a cielo aperto» che si completa con la ricca offerta dei musei al coperto e delle magnifiche chiese urbane. Vale però la pena, ogni tanto, uscire dal trambusto cittadino alla scoperta di luoghi meno affollati, inseriti in paesaggi sintonizzati sul canale della tranquillità senza rinunciare né all’arte in tutte le sue espressioni né alle bellezze naturalistiche.
È così che si scoprono residenze di campagna come le ville medìcee presenti in tutta la Toscana, un tempo luoghi riservati dai nobili soprattutto all’otium (riposo, quiete, nutrimento dello spirito, creatività), comunque non troppo lontani dai faticosi impegni del negotium (affari politici e commerciali) in cui bisognava rituffarsi… magari a spron battuto.
La dinastia dei Medici, che governò Firenze e il Granducato di Toscana per tre secoli (1434-1737), in queste dimore coltivava le passioni che resero celebre in tutta Europa la città sull’Arno e precisamente: le varie arti figurative (pittura, scultura…), la letteratura, la filosofia, le scienze, la musica, tutte arti di cui furono assidui mecenati, senza trascurare – noblesse oblige – la buona tavola e la convivialità, le escursioni campagnole e l’attività venatoria nei boschi adiacenti alle ville.
Di sicuro – dicono gli storici – questa tipologia architettonica fuori le mura era molto apprezzata da Lorenzo di Piero de’ Medici (1449-1492), detto il Magnifico, banchiere, governatore, poeta, gaudente, quello di «Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v’è certezza…» di liceale memoria.
In meno di un’ora di viaggio dallo scalo ferroviario nominato all’inizio, con un bus di linea e una passeggiata a piedi, siamo arrivati a una di queste perle nell’ampio panorama delle verdi colline toscane disseminate di ulivi. Si chiama Villa della Petraia, sorge ai piedi del Monte Morello e oggi appartiene al Polo Museale della Toscana; dal 2013 è contemplata nell’elenco del patrimonio Unesco assieme ad altre dodici residenze simili sparse nella regione e al blasonato Giardino di Boboli di Palazzo Pitti.
Oltre il cancello al numero 40 di via della Petraia – toponimo che richiama la zona sassosa su cui sorge la residenza – si apre un grandioso parco cinquecentesco di oltre cinquemila metri quadrati che si sviluppa su tre livelli sfruttando la morfologia del territorio e la geometria per l’assetto di piante, fiori, siepi e arredi. Nel Rinascimento Villa della Petraia con i giardini all’italiana costituiva un esempio di architettura nella natura imitato in altre parti della Penisola e anche all’estero. Percorrendo il viale centrale raggiungiamo l’edificio signorile sul cui portone d’ingresso spicca l’inconfondibile stemma dei padroni d’un tempo, i Medici, con sei palle e i gigli sormontati dalla corona del Granducato di Toscana.
Assieme ad altri turisti, siamo accolti dagli «Angeli del bello», studenti volontari che valorizzano le meraviglie di Firenze fungendo da guida ai visitatori sia in pieno centro sia in campa-gna. Con due di loro che si alternano nelle spiegazioni cominciamo il giro della tenuta partendo dai giardini che permettono una splendida vista sulla città; continuiamo quindi all’interno, nella ventina di stanze della villa, non tutte ancora accessibili al pubblico.
Arriviamo così nel fulcro della dimora, la corte interna. Questa si presenta nella sua spettacolarità costituita dai portici con le logge sovrastanti e con tutte le pareti affrescate nel Cinque-Seicento da pittori toscani che raffigurarono, tra le altre cose, gli eventi trionfali dell’illustre casato fiorentino. I ragazzi ci spiegano che nel 1872 questo spazio fu coperto con un ampio lucernario di vetro e ferro per ordine del primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, il quale volle trasformare il magnifico cortile in una grande sala da ballo per le feste con tanto di lampadario in cristallo al centro.
Come capita sempre – continuano i due giovani – anche Villa della Petraia fu ampliata, rimaneggiata, modificata a seconda della volontà dei nuovi inquilini, per cui le stratificazioni storiche sono parecchie; il nucleo originale risale al Medioevo quando probabilmente era un castello turrito e serviva a scopi bellici, ben differenti rispetto alla residenza rinascimentale.
In un’ora e mezza passiamo in rassegna gli ambienti della vita di corte con mobili d’epoca e suppellettili ben conservati, opere d’arte di varia fattura e, in tre sale, ammiriamo le 14 lunette del fiammingo Giusto Utens che attorno al 1599-1602 ha raffigurato altrettante residenze suburbane dei Medici; sono documenti preziosi per un confronto con la situazione odierna, per vedere ad esempio com’era a quel tempo Villa della Petraia. Al piano superiore percorriamo gli ambienti tipici di una dimora nobile: spazi di rappresentanza, sala da pranzo, camere da letto, locali per la toeletta, studioli, la cappella, la sala giochi ben fornita e diverse altre stanze che prendono il nome dal colore della seta alle pareti.
Davvero rilassante fuori dalla frenesia del centro cittadino. E poco lontano, volendo completare l’itinerario delle residenze toscane, c’è pure Villa medicea di Castello, la sede dell’assai nota Accademia della Crusca che sorveglia l’andamento della nostra lingua materna; qui solo il giardino è a ingresso libero, per la villa conviene informarsi.