Una malattia dalle tante sfumature

by Claudia

Salute - La giornata mondiale sul diabete del 14 novembre ha acceso i riflettori su una patologia tanto subdola quanto comune

Dopo la scoperta dell’insulina, nel 1921, per merito del fisiologo canadese Frederick Grant Banting, il diabete passa dall’essere una malattia mortale a una patologia «controllabile». «È una malattia sistemica che si associa erroneamente al concetto di glicemia (il tasso di zuccheri presente nel sangue), mentre dovrebbe essere presa sul serio a causa delle sue complicanze talvolta devastanti». Il dottor Sebastiano Franscella e il professor Pierpaolo Trimboli (rispettivamente medico aggiunto e caposervizio di Endocrinologia e Diabetologia all’Ospedale Regionale di Lugano) introducono il tema del diabete la cui giornata mondiale cade ogni anno il 14 novembre, ricorrenza istituita nel 1991 dalla International Diabetes Federation (IDF) e dall’OMS in risposta all’aumento delle diagnosi, il cui obiettivo risiede nell’educazione alla sua prevenzione e a una buona gestione della malattia.

Se la parola diabete è parecchio nota, il concetto lo è di meno, spiega Franscella: «È una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia), dovuta a una ridotta quantità o funzione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno». Entrambi gli specialisti confermano che in Svizzera circa 400’000 persone sono affette da diabete («però possiamo stimarne anche fino a 500’000 fra pazienti diagnosticati e persone che invece non sanno di esserlo»). Di questi, il 10 per cento si confronta con il diabete di tipo 1 («diabete autoimmune, in cui l’insulina non viene più prodotta dalle cellule pancreatiche preposte, perché attaccate da un processo infiammatorio del sistema immunitario; la causa non è chiara ma vi partecipa verosimilmente una componente facilitante virale»).

Il 90 per cento manifesta diabete di tipo 2 («col tempo l’organismo si abitua gradualmente all’iperglicemia mentre il pancreas cerca di compensare il problema incrementando la produzione di insulina stessa che diventa però meno efficace [insulino-resistenza]»). Negli anni 70 al mondo si stimavano circa 20 milioni di diabetici. Oggi raggiungono i 463 milioni e l’IDF prevede che entro il 2045 si raggiungeranno i 700 milioni. Si calcola che ogni anno più di 3 milioni di persone diabetiche muoiono per malattie ad esso correlate: «Qui emerge l’importanza di una diagnosi tempestiva con precoce educazione del paziente a un’igiene di vita adeguata, finalizzata a ottimizzare la gestione della patologia».

Parlando di una «malattia in cui gli zuccheri nel sangue raggiungono un livello eccessivo tanto da diventare tossici per l’organismo», i nostri interlocutori sottolineano le caratteristiche che fanno del diabete una malattia da non trascurare: «Il diabete di tipo 2 può colpire chiunque; dipende molto dall’igiene di vita perché, sebbene le cause scatenanti siano poco chiare, si associa a obesità, sovrappeso e sedentarietà con le conseguenze dovute a queste comorbidità che vanno ad aggiungersi ai problemi di gestione della malattia. Inoltre, il diabete tipo 2 è una patologia subdola perché può essere a lungo asintomatica mentre progredisce silenziosamente».

Le persone affette da diabete devono essere molto attente alla loro condizione. Abbisognano di sostegno e assistenza dei propri cari nella gestione della malattia e devono condurre una vita sana: «Maggiore sarà la consapevolezza del paziente sulle manifestazioni collaterali possibili, più la sua condotta di vita contemplerà una sana alimentazione e un regolare movimento fisico, e migliore sarà il risultato sul controllo della glicemia pre – e post-prandiale. Ciò permetterà quindi di ottenere e mantenere un’ottimale gestione del diabete». Sulla sintomatologia del paziente che porterà alla formulazione della diagnosi del diabete di tipo 1 il dottor Franscella dice: «I sintomi appaiono rapidamente perché il paziente non produce insulina, non può utilizzare il glucosio degli alimenti (che quindi viene perso nell’urina attraverso i reni), ha sete e perde energia e peso bruciando i suoi grassi. Quando egli si accorge di tutto questo, la situazione necessita di una rapida correzione».

Trimboli ricorda che invece il diabete di tipo 2 sopravviene gradualmente senza dare noia per lungo tempo: «Il corpo si abitua gradualmente alla condizione crescente di insulino-resistenza e agli alti valori di zucchero nel sangue e il paziente arriva dal medico con altri problemi causati dal protrarsi di questa situazione, ignorata per lungo periodo. Ciò andrà a colpire e deteriorare gli organi nobili dell’organismo come occhi, reni, cuore: testimonianza di un diabete esistente da 5-10 anni». Il trattamento passa per l’assunzione di responsabilità individuale del paziente stesso, spiega Franscella: «Il paziente deve avere piena coscienza della sua malattia e delle sue conseguenze se non dovesse essere controllata adeguatamente».

I pazienti sono attori della propria malattia e si affidano al medico le cui istruzioni e indicazioni mirano a rallentarne la progressione. Questa è la strada tracciata dai diabetologi che, al programma alimentare, all’attività fisica e all’autocontrollo della glicemia, indicano l’aggiunta di farmaci. Tra questi, oggigiorno sempre più numerosi, primeggia tuttora la metformina, una molecola con provata azione insulino-sensibilizzante, mentre si diffonde sempre più l’uso di nuovi farmaci con effetti protettivi a livello cardiaco. L’insulina è una «scelta possibile nel tipo 2 e indispensabile nel tipo 1».

Un diabete non ben controllato favorisce una serie di complicanze come quella delle lesioni a carico dei piedi: «Nel tipo 2 c’è un’assuefazione dell’organismo all’iperglicemia che così va a ledere le strutture nervose periferiche, dove entra senza bisogno dell’insulina, alterandone la conduzione elettrica. La percezione tattile e quella dolorifica dei piedi saranno alterate o perse con presenza di formicolii (neuropatia diabetica distale) fino allo sviluppo di lesioni quali ulcere plantari e/o necrosi, di cui il paziente non si accorge proprio per la perdita del sistema di allarme del dolore». Infine deve essere posto all’attenzione il diabete gravidico per il quale: «La misura di prevenzione è essenziale per madre e nascituro».

Due parole vanno inoltre spese sugli effetti della attuale pandemia da COVID-19: «I diabetici in generale sarebbero più a rischio di infezione e potrebbero avere una prognosi peggiore. È dunque essenziale che non perdano il contatto con il proprio medico di famiglia e il diabetologo, in particolare per il timore di infettarsi recandosi presso il loro studio».